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Ruzzle per divertimento, forse

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State pensando di poter aumentare le vostre capacità cognitive grazie a un gioco di parole come Ruzzle o con un classico Scarabeo? Non traete conclusioni affrettate. Secondo uno studio australiano pubblicato su PLoS One, infatti, sembrerebbe molto più utile guardare un documentario naturalistico comodamente posizionati davanti alla televisione.
 
Ruzzle contro i documentari
Cate Borness, ricercatrice dell’Università di New South Wales, in Australia, ha infatti testato 135 impiegati dell’ufficio delle tasse per alcuni parametri quali: stress, funzioni cognitive, qualità della vita e produttività, prima e dopo 16 settimane di esperimento. A un gruppo è stato chiesto di esercitarsi regolarmente con un gioco di parole (Happy Neuron software), a un altro di guardare brevi documentari naturalistici. Per evitare che i risultati della ricerca si basassero sul fatto che il primo gruppo teneva in allenamento il cervello mentre il secondo sonnecchiava davanti allo schermo, entrambi dovevano poi rispondere a domande o test inerenti le diverse attività.
 
Documentari per la mente
Contrariamente a quello che ci si poteva aspettare, i miglioramenti più significativi per la riduzione dello stress, il miglioramento della qualità di vita e delle funzioni cognitive legate al linguaggio erano più consistenti nel gruppo di spettatori. Un vero smacco per i produttori di quelli che vengono definiti brain-training games, molto pubblicizzati sia come giochi da tavolo, ma soprattutto come videogiochi e applicazioni di smartphone (ricordate lo slogan Qual è la tua età mentale?). Resta comunque il divertimento del gioco, la sfida con se stessi e con gli altri giocatori (quando questa non si trasforma in frustrazione).
 
Questione di test e allenamento

La stessa ricercatrice australiana si dice stupita dai risultati (potete leggere i suoi commenti su una news che il National Geographic ha ovviamente messo in bella mostra). Le possibili spiegazioni che la Borness fornisce per affrontare in modo critico i suoi risultati sono due. La prima è che i test a cui erano sottoposti i partecipanti del gruppo naturalistico erano tutti di pertinenza linguistica, mentre quelli del gruppo brain games no. La seconda osservazione riguarda il fatto che probabilmente per ottenere dei risultati con i giochi di parole bisogna capire quale sia il livello necessario di allenamento mentale, e questa nuova prospettiva potrà essere uno spunto per studi successivi. «Questi brain games hanno bisogno di essere testati ancora per capire la loro reale efficacia. Non credo che parte del problema sia se ci alleniamo abbastanza con essi. Eppure», aggiunge la Borness, «non abbiamo ancora inquadrato quanto sia questo ‟abbastanza”». Credo che eviterò di informare mio marito su questo fatto, perché penso che tenterebbe di scoprirlo stasera stessa.


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